Sant'Agostino

UN AGOSTINIANO AL SOGLIO PONTIFICIO Ci siamo chiesti, E GLI AGOSTINIANI A SAVONA?Qualche cenno sulla loro presenza a Sann-a

In occasione dell’elezione di Papa Leone XIV, Padre Agostiniano, ripercorriamo brevemente la storia degli Agostiniani nella nostra città. Riscopriamo insieme l’origine di alcuni edifici savonesi che nel corso dei secoli hanno cambiato radicalmente la loro destinazione d’uso.

Gli Agostiniani ebbero nella nostra città vita travagliata ma significativa, incidendo positivamente sulla condizione spirituale e materiale della popolazione. La loro presenza in territorio savonese è testimoniata – siamo nel XIV secolo – dapprima nel Bosco di Savonain un’angusta abitazione” così dicono le carte “attigua alla piccola chiesa dedicata all’apostolo San Bartolomeo”.

Monaci

Non dovevano stare a loro agio i Padri, così persi nel nulla, benché la loro qualifica di Eremitani fosse la più indicata rispetto alla “location” 😂 se nel 1343 (la data non è del tutto certa) il vescovo di Savona,  Padre Gherardo Carrara de’ Vasconi (fine XIII secolo-1355) frate agostiniano egli stesso, decise di porre fino a quell’isolamento eccessivo  e li fece per così dire accomodare nella chiesa con annessa casa di Santo Stefano, purtroppo non più esistente, situata  tra la porta della Quarda e la chiesa di  San Ponzio, per noi Santa Lucia

Qual era la missione degli Agostiniani ? Se nascevano Eremitani, come già sottolineato, per cui vocati allo studio e alla preghiera lontano dai clamori del mondo,  nel 1256 erano stati esortati dal Papa Alessandro IV ad abbandonare il loro isolamento e a stanziarsi nelle città per dedicarsi alla cura delle anime. Parliamo della Bolla Licet Ecclesiae Catholicae che aveva unificato tutti gli Eremiti, Benedettini compresi, in un unico “Ordine degli Eremitani di Sant’Agostino”, noto come “La Grande Unione”.

Per quanto riguarda il contesto storico in cui i Padri venivano chiamati a operare, va detto che il XIV  fu per Savona un secolo altalenante, caratterizzato dallo straordinario sviluppo economico e demografico dei primi decenni, ma anche segnato da tragedie come la peste nera del 1348 (detta a Savona  l’anguinaia  per via del bubbone all’inguine che si manifestava all’insorgere della malattia) che quasi azzerò la popolazione. Il già citato vescovo Gherardo ebbe un ruolo intensissimo nella cura degli appestati,  di cui si occupava personalmente senza temere il contagio. Probabilmente l’abnegazione dimostrata e, pare, un miracolo a lui attribuito, gli valsero il titolo di Beato post mortem.

Non mancarono, nel corso di quel secolo difficile, guerre continue combattute sotto le mura. I poveri Agostiniani, che avevano la loro sede appena fuori dalle mura suddette, dovettero vedersela parecchio brutta. Fu loro finalmente concesso di ritirarsi al riparo (si fa per dire) della cerchia muraria, nonostante l’opposizione di parrocchie e altri ordini religiosi, i Domenicani in particolare che non vedevano di buon occhio quell’avvicinamento, percepito come competitivo.  A quel punto gli ordini  presenti in città  erano tre, i Francescani, stanziati per primi nel XIII secolo, i già citati Domenicani, secondi in ordine di tempo e gli Agostiniani. Nel corso dei secoli Savona sarebbe arrivata a contare ben nove conventi, di cui sei maschili e tre femminili.

Per quanto riguarda, appunto, gli Agostiniani, sappiamo che risale al 1370 – così ci narra Giovanni Vincenzo Verzellino, il nostro più illustre cronista –  l’edificazione del Convento, che comprendeva due chiostri degradanti sulle pendici del Monticello. Alla base della collina, adiacente alle mura, sorse la chiesa intitolata a Sant’Agostino, of course.  😂 Alcune fonti indicherebbero come antecedente la data di costruzione del complesso religioso, ponendola addirittura al 1339-1340, affascinante ipotesi che richiede tuttavia qualche cautela perché non ancora definitivamente suffragata. Nel corso del XV secolo alcuni cittadini facoltosi dotarono il convento di un dormitorio, di un refettorio e di un coro ligneo.

 A chi apparteneva quel terreno prima del nuovo insediamento religioso? Nientemeno che ai Marchesi del Carretto che in quel luogo ancora possedevano un palazzo (la famosa Caminata di Bonifacio del Vasto?) e un ampio parco urbano.

Nel 1471 alcuni frati lasciarono il Convento del Monticello per costituire una nuova comunità osservante, ovvero ligia alla riforma in senso rigorista introdotta dal Concilio di Firenze del 1439, applicata a Savona a partire dal 1462. Dopo essere stati ospitati presso le cappelle  rurali di San Lazzaro, San Donato e Santo Spirito, riuscirono ad acquistare un terreno (1487) subito al di là del Ponte delle Pile (o Pille), sulla riva destra del Torrente Lavagnola (poi Letimbro) forse appartenente in precedenza al Convento femminile extra moenia di Santa Cecilia e lì costruirono una nuova chiesa (1495 circa) intitolata alla Natività di Maria, nota ai savonesi come Nostra Signora della Consolazione, tout court La Consolazione e in seguito Santa Rita, in onore della santa agostiniana delle rose.

Chiesa di Santa Rita Savona

Alle spalle della chiesa doveva esserci anche il convento, dotato di due chiostri, di cui non è rimasta traccia se non in alcuni atti notarili del Cinquecento.  Il terreno era soggetto a continui allagamenti in quanto posto troppo in basso rispetto all’alveo del torrente. Sentite cosa ci racconta in proposito il Verzellino:

Addì otto settembre (1581) venne in Savona un grandissimo diluvio d’acque ….nella chiesa di Consolazione s’alzò l’acqua oltre tre palmi sopra il pavimento…

 Per questo motivo la chiesa subì nel corso del tempo drastiche modifiche fino ad arrivare all’abbattimento e ricostruzione (1725) in posizione sopraelevata rispetto alla precedente  e forse alcune parti del complesso furono abbandonate. Rimane intatto lo splendido campanile rinascimentale che purtroppo poco si nota, soffocato com’è dagli edifici circostanti, a testimoniare la bellezza perduta del luogo.

Campanile di Santa Rita Savona

I due conventi continuarono la loro opera di apostolato, preziosa soprattutto dopo le distruzioni operate da Andrea Doria nel 1528 che innescarono una crisi profonda protrattasi per oltre due secoli. Presso il convento della Consolazione fu attiva una delle prime tipografie italiane, grazie all’opera del frate savonese Giovanni Bono. Tra le sue prime realizzazioni , la stampa del “De consolatione philosophiae” di Severino Boezio. 

Nel periodo napoleonico, a partire dal 1802, con la soppressione degli ordini religiosi, il convento del Monticello fu convertito in carcere e la chiesa di Sant’Agostino, sconsacrata, ridotta al ruolo di magazzino del sale.

Chiesa perduta di Sant'Agostino Savona

Nel 1939 la chiesa/magazzino fu abbattuta per realizzare quello che i savonesi chiamano  “il grattacielo”, un edificio in stile razionalista che stride con il tessuto urbano in cui è collocato.

Per quanto riguarda la Consolazione, utilizzata come caserma per le truppe di Napoleone e poi riconsacrata dopo la Restaurazione, sappiamo – ed è storia recente – che fu abbandonata dagli Agostiniani nel 1995 per mancanza di vocazioni. Oggi è concessa al culto della comunità ortodossa . Rimane ogni ventidue maggio, festa di Santa Rita, la bella cerimonia della benedizione delle rose che attrae tanti savonesi sull’ormai inesistente sagrato, per un giorno sottratto alla presenza ingombrante delle automobili, sostituite dalle bancarelle stracolme di fiori.

Santa Monica Piero Della Francesca
Santa Monica di Piero della Francesca- Frick Collection New York

E le donne? La componente femminile agostiniana non è mancata nella Savona che fu.  Risale infatti al 1464 l’arrivo delle Monache Agostiniane, le prime, provenienti da Alessandria, chiamate in città da alcune pie donne facoltose. Intorno a quella data nacque il primo convento, cui offrì il proprio patrocinio Francesco della Rovere, in seguito Papa Sisto IV. Nel corso dei secoli il complesso fu rimaneggiato e adattato alle necessità delle religiose che nel frattempo erano cresciute di numero e si dedicavano anche all’istruzione delle giovani savonesi. L’interesse intorno al convento femminile agostiniano era grande in quanto le fanciulle del patriziato locale, quelle destinate dalle famiglie alla vita monastica, venivano inserite proprio nel convento prestigioso affacciato sulla Fossalvaria, odierna Via Pia, la strada dove porgevano la maggior parte delle residenze signorili. Si deve alla cospicua dote di due novizie Gavotti  l’acquisto di un terreno e di due case, immobili che vennero utilizzati per ampliare il convento, nell’anno 1492.

La chiesa, intitolata alla Santissima Annunziata, è quella che attualmente è  conosciuta come Oratorio del Cristo Risorto, all’incrocio tra via Paleocapa e via Ambrogio Aonzo. Il complesso conventuale, dopo oltre tre secoli di onorato servizio, fu un’altra delle vittime illustri del furore anticlerale francese. Le monache si trasferirono a Legino e il convento, modificato e in parte abbattuto, fu destinato ad uso scolastico a fine Ottocento e tutt’ora svolge la sua funzione, ospitando attualmente un liceo cittadino.

Oratorio del Cristo risorto Savona
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