Ponti Savona

Costruttori di ponti (e anche di muri)

Analizziamo brevemente alcune opere murarie che ci sono state lasciate da chi, prima di noi, ha cercato di domare un territorio aspro e bellissimo. Un patrimonio che ancora oggi parla della storia di Savona, che ha superato ampiamente il secondo millennio di vita.

Un territorio come quello del Savonese, ricchissimo di corsi d’acqua, di piccoli e piccolissimi torrenti, rii, ha da sempre costretto i suoi abitanti (e i foresti di qui transitanti per i più svariati motivi) a costruire ponti, tanti ponti. Di molti rigagnoli non rimane che il ricordo – e a volte neanche quello – tombati come sono stati dallo sconsiderato sviluppo edilizio degli anni sessanta del secolo scorso.  Talvolta ci si rende conto della loro presenza sotterranea quando si verifica un cedimento del terreno, dell’asfalto e si scopre che lì sotto il rio ha continuato a scorrere, a scavare, fino a reclamare platealmente il diritto all’esistenza.

Immaginiamo che nel lontanissimo passato i ponti, intesi in senso lato, fossero in realtà strutture semplicissime, poco più che una passerella di legno o un incolonnamento di sassi abbastanza piani da consentire il passaggio da una sponda all’altra. I Romani, nella loro lenta e tenace opera di assoggettamento delle popolazioni liguri, avevano preso atto delle difficoltà di spostamento nella regione e anche del fatto che talvolta i numerosi corsi d’acqua erano superabili a piedi o a cavallo. Erano questi i vada, i guadi, da cui probabilmente deriva il nome di Vada Sabatia?

La Via Julia Augusta

Una svolta significativa nel sistema viario e pontuale fu impressa dalla realizzazione della Via Julia Augusta (13-12 a.C.)  Al compimento dell’importante arteria stradale è probabile che i nostri antenati abbiano partecipato solo in veste di manovalanza e forse neanche di quella, vista la malagrazia (più che giustificata) con cui venivano accolti gli invasori. Le radici della “stundaietà” savonese si perdono nella notte dei tempi! 🤣  Ciononostante, da quegli impareggiabili costruttori non avranno mancato di apprendere.

Opera imponente voluta da Cesare Ottaviano Augusto per collegare Piacenza (Placentia) alle Gallie, passando per Tortona (Dertona) e Acqui Terme (Aquae Statiellae) e il Colle di Cadibona per poi virare verso il litorale  fino a raggiungere Vado Ligure (Vada Sabatia) e da qui costeggiare fino al fiume Var (Varum)  nell’odierna Francia, ricalcando e prolungando il tracciato della sorella maggiore, la Via Aemilia Scauri (circa 109 a.C.)  Percorso estremamente disagevole, nel tratto ligure, citato da Cicerone (65  – 27 a.C.) nelle sue Epistulae ad familiares (XI, 13) come “impeditissimum ad iter faciendum”.

I ponti più suggestivi
Ponte valle quazzola Savona

Tracce delle antiche Viae sono rimaste nella valle del torrente Quazzola, nel Quilianese. In questa piccola conca ombrosa, che sembra custodire con gelosia i suoi gioielli segreti, si dice fossero presenti almeno sette ponti. Il tratto era impervio in quel punto e il Quazzola e i suoi numerosi affluenti probabilmente più impetuosi di oggi.

Possiamo osservare – ed emozionarcene –  il ponte in località Ricchini , un ponte massiccio, ad arcata unica, romanticamente divorato dalla vegetazione (ancora usato al presente!) e un secondo ponte in località Ca’ Chen, molto simile al precedente. Gambe in spalla per raggiungere la località Volte di Fuxinasca che ospita i resti (piedritti li chiamano gli esperti) di un terzo ponte e ciò che rimane dell’arcata, adagiata sul greto del Rio delle Volte. Proseguendo si raggiunge la piccola valle del Rio degli Scaroni dove sono visibili solo le rovine del quarto. Salendo poi in direzione di Cadibona, ancora un ponte in rovina sul Rio Gallo in località Ca’ Nova. Questi manufatti erano costruiti con una larghezza tale da consentire il passaggio di due carri in direzione opposta, testimoniandoci l’importanza del percorso. Da notare il fatto che i ponti siano attribuiti dagli studiosi al I – II secolo d.C., il che porta a supporre che quelli ancora oggi visibili ne abbiano sostituito altri già presenti al momento della costruzione delle due strade romane.

Ancora ponti, relativamente giovani rispetto ai precedenti
Ponte dei saraceni Savona

Il Ponte dei Saraceni, in realtà Ponte Visconteo, o Ponte Filippo Maria Visconti, scavalca il greto del torrente Quiliano, nei pressi della foce a Zinola. Costruito nel XV secolo in pietra proveniente dalle cave di Celle Ligure, sui resti di un ponte precedente . Un episodio storico che lo ha visto protagonista racconta di come, nel 1573, Gian Andrea Doria, giunto a Vado Ligure con la sua flotta “diede in terra molte genti per danneggiare il paese”, ma il podestà Gambacurta (peraltro genovese anche lui) “confermati con sua oratione  gl’animi de’ Cittadini uscigli incontro con quattro pezzi di cannone, e con parte di questo presidio e trovò che il Doria,trincieratosi sul Ponte di Zinola in sito assai vantaggioso non sfuggiva il cimento, ma combattuto rimase perdente, e fu costretto con poco onorevole ritirata rimetter li suoi sulle galere e disancorare”.

Ponte sul molinero Savona

Questo piccolo, delizioso ponticello alla foce del torrente Molinero, è un altro ponte Visconteo, Ponte Giovanni Visconti per la precisione, risalente al XVI secolo. Ché poi uno dice, ma tutti questi ponti “viscontei” come si spiegano? Si spiegano considerando che sono stati realizzati al tempo della dominazione, quasi un protettorato, seppure discontinuo, dei Visconti dal XIV al XVI secolo. I Savonesi preferivano – e lo fecero fino a che fu loro possibile – consegnarsi nelle mani di una signoria esterna mediante quella che veniva chiamata  dedizione, piuttosto che cadere nelle grinfie dei genovesi.

Ponte di san Martino Savona

Il ponte di San Martino sul torrente Letimbro (vedi nostro articolo “Un ponte, una cappella ,  un santo soldato… e un fantasma!”)

Disegno di padre Orazio Grassi Savona 1625
Disegno di Padre Orazio Grassi, 1625 circa.

Un ponte perduto, di cui peraltro rimangono tracce archeologiche, era il Ponte delle Pille (o Pile) sul torrente Letimbro. Costruito nel 1178, forse sui resti di un ponte romano, grazie alla munifica donazione (venti lire, non ridete, erano una bella somma!) di un cittadino facoltoso, Arnaldo Iolta.  Iolta, Iolta… chi era costui?  Forse quell’Arnaldo Iolta, Console della Compagna nel 1177, che aveva acquistato un quarto del Brandale quando ancora era una torre privata, insieme ai terreni pertinenti, per una somma di venticinque lire? E sempre quello che aveva lasciato in beneficienza cento lire di genovini con uno di quei legata pro anima che dovevano garantire l’accesso al Paradiso? Pare proprio di sì.  Ci scusiamo per la digressione, ma ritenevamo interessante riportare queste curiosità.

Ponte Sisto IV Savona

Il ponte voluto da Sisto IV (autentico pontifex!) uno dei due papi Della Rovere, che conduce al Convento di San Giacomo. Edificato nel 1479 per rendere agevole l’accesso al convento e alla chiesa sul Colle di San Giacomo, che in realtà all’epoca si chiamava Colle Mangiaguadagno. Un’opera architettonica di pregio che purtroppo nel corso dei secoli è stata inglobata nel soffocante tessuto urbano, rendendone difficile la percezione visiva.

 I muri (‘e miagge, diremmo noi)
Creuza via dell'oratorio Savona
Via dell’oratorio

Non ci siamo dimenticati dei muri. Anche di quelli  ne abbiamo sempre costruiti a iosa e in modo, a nostro avviso, originale. Vogliamo parlare delle creuze? Il territorio del contado savonese ne era in passato completamente innervato. Purtroppo non ne rimangono molte e sarebbe il caso di proteggere le superstiti e magari di pensare a candidarle quali patrimonio dell’umanità. Unesco, se ci sei batti un colpo!

Su quale fosse la loro reale funzione si è molto dibattuto. Costituivano una sorta di frangivento per proteggere le coltivazioni più delicate e preziose, in particolare quella del chinotto? Un impedimento alla libera circolazione degli ovini che, in loro assenza, avrebbero devastato gli orti? Una, seppur labile, barriera alle scorribande dei saraceni che per secoli hanno devastato il territorio? O dovevano semplicemente demarcare le proprietà marchionali? Allo stato attuale, i dubbi permangono.

Sentiero degli elfi Savona

I muretti a secco delle nostre fasce, oramai abbandonati e in precario stato di conservazione. Se ne possono osservare, ad esempio, lungo il percorso del Sentiero degli Elfi, di cui abbiamo parlato in un precedente articolo. (San Pietro in Carpignano – Passeggiata tra natura e storia)

Tratto superstite dell'ultima cinta muraria Savona

Le nostre tre ? quattro? cinte murarie (non è chiaro). Hanno accompagnato lo sviluppo della Savona medievale. L’ultima è stata demolita due secoli fa per consentire la realizzazione della città ottocentesca. (Peccato. Là dove sono state conservate, ad esempio negli splendidi borghi toscani o veneti, solo per citarne alcuni, queste suggestive testimonianze storiche costituiscono un forte richiamo turistico e creano un indotto di tutto rispetto.)  Narrano le cronache che, con la copertura del fossato, sia nata la passeggiata romantica dei nostri bis-bis-bisnonni, detta delle Lizie (nome curioso, forse contrazione del termine palizzata – lizza).

E poi muri particolari, di cui rimane traccia soprattutto nei toponimi, come ad esempio in Località Murate, in territorio Vadese, al confine con quello Savonese. Qui è ancora possibile individuare i resti di un ingegnoso sistema murario che inglobava il cosiddetto Ponte dei saraceni e probabilmente si spingeva a ovest vero Vado Ligure e in direzione est verso il Ponte Visconteo sul torrente Molinero, per poi congiungersi con il Ponte delle Pille, costituendo il perimetro e insieme la protezione di una sorta di borgo diffuso che si snodava per chilometri in faccia all’arenile, ma a distanza di sicurezza (relativa) dall’insidiosa battigia.

Dunque una città e un circondario che hanno  avuto, nel corso dei secoli, l’ambizione di collegare parti del territorio superando gli ostacoli di una natura aspra percorsa da capricciosi corsi d’acqua. Nello stesso tempo, terra di conquista che ha sempre cercato di difendersi con la realizzazione di un sistema organico di murature di cui ancora oggi è possibile, in brevi tratti, leggere il tracciato. Ponti e muri  non in antitesi quindi, ma elementi di una sinergia che ancora oggi fa riflettere.

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