Sofonisba Anguissola a Savona

Sofonisba Anguissola a Savona, un enigma di quattrocento anni fa

Qualche curiosità e tante domande sul soggiorno savonese di una pittrice molto amata.

Premessa: questo articolo, pronto da tempo e infilato nel cassetto nell’attesa del “momento giusto” per pubblicarlo, è piacevolmente impattato con le celebrazioni per i 470 anni dalla nascita di Gabriello Chiabrera, che non è il protagonista ma il comprimario di lusso di queste righe. Abbiamo nel frattempo appreso, dagli illustri e competenti conferenzieri che si sono avvicendati nella divulgazione di interessanti notizie sul poeta e sulla società in cui si muoveva, che alcune ipotesi da noi avanzate sono in realtà conoscenze acquisite. Ci scusiamo e confidiamo nell’indulgenza di chi legge.

Da una frase a un’ipotesi

Se c’è una cosa che piace a noi, Ciceroni per gioco, è calzare il cappello con le paraorecchie legate sul cocuzzolo (il famoso deerstalker, cacciatore di cervi) e mordere una vecchia pipa spenta, insomma indossare per un attimo i panni di Sherlock Holmes. Magari partendo da una frase o un’immagine e su questa ragionare e indagare cercando di giungere a qualche conclusione, o formulare un’ipotesi credibile. Oppure solamente una gradevole illusione. Com’è successo qualche giorno fa, leggendo alcune lettere di uno dei nostri concittadini più illustri, Gabriello Chiabrera, poeta e drammaturgo.

gabriello chiabrera

Un uomo dalla personalità poliedrica e dalla vita avventurosa. Ne abbiamo parlato in un precedente articolo “Giulia Gavotti, musa o femme fatale? Indagine su un amore letterario”, chi vuole può recuperarlo per approfondire.

La frase che ha fatto scattare la curiosità è contenuta in una lettera, appartenente al corposo carteggio intercorso con l’amico carissimo Bernardo Castello, pittore di fama.

E’ una lettera datata 1595, nella quale il poeta, parlando di Sofonisba Anguissola (1535-1625, pittrice del tardo Rinascimento) ricorda a Bernardo “la dimora da lei fatta in Savona dodici e più anni innanzi, quando era pieno di mille affanni, di questione di Roma, ed in patria pure aveva nimicizie …” Queste apparenti terze persone singolari non ingannino, il poeta sta parlando di se stesso con lo stile linguistico del tempo.

Una scapestrata giovinezza

Un frammento che ci dice molte cose. Nel 1595, pieno di nostalgia eppure di dolore, il Chiabrera ricorda all’amico Bernardo Castello un periodo non facile della sua vita, quando era stato costretto a “stare in bando” in quanto ricercato dalla giustizia per il ferimento dei fratelli Multedo, avvenuto probabilmente nel 1581. Lui, il presunto colpevole, si direbbe oggi, tanto presunto per il magistrato non era, e in patria, cioè a Savona, a causa di questi fatti si era procurato numerose nimicizie. Per evitare il carcere era fuggito e aveva ricoperto il ruolo di primo e forse unico – senz’altro il più illustre – latitante della nostra storia. Cosa che non gli aveva impedito di fare talvolta ritorno in patria alla chetichella.

Pieno di mille affanni” , ad esempio per la “questione di Roma” ovvero l’aver dovuto fuggire da Roma e starne lontano per dieci anni a seguito della vendetta compiuta su un gentiluomo romano che lo aveva oltraggiato. Non vi fa venire in mente qualcuno? Magari il Caravaggio, sempre con la spada sguainata, sempre alla ricerca di guai?

E, cosa a nostro avviso preminente , il Poeta ci comunica che nel 1582 o 1583 la pittrice Sofonisba Anguissola si trovava a Savona. Oibò! Perché il Verzellino (Giovanni Vincenzo Verzellino, 1562-1638, illustre storico autore del testo fondamentale per gli amanti della storia savonese, ovvero “Delle memorie particolari e specialmente degli uomini illustri della città di Savona”) non ce ne parla, mentre dedica un intero paragrafo al soggiorno in città dell’attrice Isabella Andreini ,anche lei collegata in qualche modo al Chiabrera?

La dimora da lei fatta”, non un semplice passaggio, non un imbarco e via, ma un vero e proprio periodo di residenza, più o meno lungo, a Savona.

Una cremonese in Liguria

Sappiamo che l’Anguissola, sposata in seconde nozze con il genovese Orazio Lomellini, da tempo viveva a Genova nel sestiere della Maddalena, feudo della casata del marito. Sappiamo che all’epoca la pittrice era impegnata nell’esecuzione di ritratti di esponenti della ricchissima aristocrazia locale. Apprezzata, stimata, ma costretta a dipingere spesso in maniera anonima, cioè senza apporre, se non in rari casi, la firma sui propri lavori. Che danno per la storia dell’arte! Vittima della gretta mentalità maschilista dell’epoca e forse un po’ delle sue stesse origini nobili che le imponevano, tra l’altro, di non accettare compensi, se non un oggetto di valore, un cadeau, da parte della committenza. C’è chi dice che qualche discreta eccezione alla regola ci sia stata, ma d’altra parte bisogna ricordare che Sofonisba provvedeva in buona parte alle necessità della famiglia d’origine, nobile e spiantata e soprattutto dell’unico fratello maschio che non concludeva un granché e aveva bisogno di essere sostentato.

Viene da chiedersi perché la pittrice avesse deciso di trascorrere un periodo a Savona. Solo per incontrare l’amico Chiabrera, acquisito tramite l’amicizia di più vecchia data con Bernardo Castello? Può darsi, ma pare più logico pensare che per una permanenza e non un semplice passaggio per un salutino dovesse esserci un motivo più stringente. E inoltre i due, Anguissola e Chiabrera, erano davvero amici? Nella lettera a Bernardo Castello il poeta si duole di non aver cercato di stringere un saldo legame con la pittrice in occasione del soggiorno della donna a Savona.

Qual è il motivo dunque? Forse Sofonisba aveva ricevuto ordinativi per ritrarre oligarchi savonesi? Savona, che viveva uno dei periodi peggiori della sua storia dopo le distruzioni operate da Andrea Doria e dai suoi epigoni, all’epoca registrava scarsità di abitanti nella classe comune e abbondanza in quella dominante. La città aveva fama di possedere un’aria particolarmente salubre e numerosi erano i nobili, in buona parte di origine genovese, ormai stanziati da tempo a Savona, che possedevano palazzi cittadini sfarzosi e ville suburbane principesche, dove godevano dell’aria salubre di cui sopra e soprattutto degli agi delle loro vite privilegiate. I De Mari, i Gavotti, gli Spinola, per citarne alcuni, non avevano forse bisogno dei servigi di una ritrattista di fama per celebrare se stessi?

E se realmente fu così, e pare la congettura più logica, che fine hanno fatto i dipinti? Dispersi a causa delle continue ruberie degli invasori di turno? Custoditi nelle quadrerie private? Sappiamo che numerosi ritratti precedentemente attribuiti a Tiziano Vecellio, o al meno noto Alonso Sanchez Coello, attivo presso la corte madrilena, a una più attenta analisi sono stati riconosciuti come appartenenti all’opera della Anguissola e da questa analisi, che prosegue, ci aspettiamo nel futuro altre entusiasmanti rivelazioni.

Pittora di corte

Per tornare al soggiorno savonese della nostra Sofonisba, che abbiamo lasciato a vagare tra le strette vie intorno al porto della Savona del XVI secolo (o almeno, così ci piace immaginare) finalmente ci imbattiamo in un altro indizio (e due indizi, si dice, fanno una prova 😆 Nel 1581, l’otto di novembre, l’imperatrice Maria d’Austria, figlia di Carlo V e sorella di Filippo II di Spagna, attracca con quarantatre galee nel porto di Savona e rimane in città fino alla partenza, il ventuno dello stesso mese. Approfitta del periodo di sosta per visitare il Santuario di Nostra Signora di Misericordia, sulle alture intorno alla città, come ogni altro personaggio di rango che si trovi a transitare per i nostri luoghi.

Forse l’Anguissola è qui e, fedele alla sua attività di pittrice al servizio prevalente della corte spagnola, dipinge, o per meglio dire, abbozza uno o più ritratti di membri della corte? Le date sembrerebbero all’incirca sovrapporsi al periodo indicato dal Chiabrera nella sua lettera. Questa, con ogni probabilità, è “la dimora da lei fatta” di cui scrive il poeta.

Ed è ancora qui, pare, nel 1585 quando sbarca a Savona dalla nave del marito, comandante e armatore, quale dama di compagnia della secondogenita di Filippo II, Caterina Micaela, promessa sposa di Carlo Emanuele di Savoia. Il Chiabrera organizza per l’occasione una stupefacente scenografia floreale in Darsena per accogliere degnamente gli ospiti prestigiosi. Sofonisba non si fa sfuggire l’opportunità di abbozzare il ritratto della giovane, quello che oggi si può ammirare nel museo del Prado.

caterina micaela
Caterina Micaela, ritratto del 1585

Nel 1599, poi, Margherita d’Austria, regina di Spagna in quanto consorte di Filippo III, “attorniata da una splendida corte” – così dicono le cronache – è in città e mentre si reca in pellegrinaggio al Santuario, la pittrice dipinge il ritratto dell’infanta Isabella Clara Eugenia, fresca sposa, per procura, dell’arciduca Alberto d’Austria.

Isabella Clara Eugenia, ritratto del 1599

Districarsi nella genealogia degli Asburgo è oltremodo complicato, un po’ ci siamo persi e il dubbio di aver confuso qualche nome ci perseguita. I matrimoni sembrano cavalcare una giostra impazzita e avvengono addirittura tra zio e nipote! Inevitabile puntare il dito contro Filippo II che si sposa quattro volte scegliendo le sventurate consorti nel novero delle parenti strette e le “ammazza” tutte a suon di gravidanze e aborti. La casata spagnola pagherà a caro prezzo questi intrecci genetici tra consanguinei, con la nascita di individui deboli e imperfetti, destinati a una morte precoce.

Per tornare all’Anguissola, e’ andata così? La pittrice ha fatto più volte la spola tra Genova e Savona per omaggiare e ritrarre i suoi committenti spagnoli che evidentemente gradivano fare tappa nella nostra città? Chissà! Certo è bello immaginare lapittora mentre passeggia nella Savona del tardo Cinquecento, magari mentre osserva il mare e segue pensosa la linea liquida dell’orizzonte, attratta da quell’infinito così diverso dal suo originario fatto di pianura non priva di fascino.

Grande persona, oltre che pittrice squisita, capace di districarsi con intelligenza e coraggio nelle maglie di una società estremamente punitiva nei confronti delle donne, anche di quelle privilegiate, senza rinunciare alla femminilità e alla tenerezza. Onorati di averti ospitata nella nostra città, carissima Sofonisba!

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