E’ una delle manifestazioni più intense e coinvolgenti della nostra città, che ci accomuna, credenti e non, residenti e foresti, nel rinnovare l’attesa della Madonnina che arriva dal mare. Sbarca allo Scaletto dei Pescatori nel quartiere delle Fornaci , non senza difficoltà, in precario, traballante equilibrio sul paiolato del gozzo che la ospita, talvolta cavalcando onde non proprio amichevoli che fanno temere il peggio, tra le colorite espressioni dei marinai addetti al trasporto.
Cinque agosto, ricorrenza della Madonna della Neve.
Un uomo non comune
Correva l’anno del Signore 1667 quando fu edificata una cappella nel popoloso sobborgo delle Fornaci, un quartiere in piena espansione demografica ed economica, privo tuttavia di un luogo di culto atto a soddisfare i bisogni spirituali della popolazione. Sino ad allora un fornacino, intenzionato a compiere il proprio dovere di buon cristiano prendendo parte alla Messa domenicale, era costretto a raggiungere la Chiesa agostiniana della Consolazione, non molto lontana ma ritenuta all’epoca scomoda. Su questo dovette arrovellarsi a lungo Giovanni Battista Cerisola, di professione vasaio (così ci dice il nostro storico più illustre, Giovanni Vincenzo Verzellino, e questo retrodata la nascita della chiesa a prima del 1638, anno della morte del Verzellino) senza dubbio uomo facoltoso per sobbarcarsi un impegno del genere, quando decise di costruire a sue spese la cappella, spinto da una fede profonda e anche dal desiderio di creare una pia sede dove potesse “esercitare la professione” il figlio prete, proprio di fronte a casa. Eh sì, perché l’edificio religioso fu eretto, con l’abside rivolta al mare, dirimpetto alla casa del vasaio. Al termine dei lavori fu intitolato a Nostra Signora della Neve. Non conosciamo la motivazione alla base della scelta della Madonna della Neve quale patrona e titolare della cappella, sappiamo però che il culto raggiunse l’apice tra i secoli XV e XVIII, insomma, all’epoca del Cerisola, senza voler essere blasfemi, potremmo dire che era di moda. 😄
Dai protocristiani fino a noi. Madonna della Neve, un viaggio lungo sedici secoli
Era comunque qualcosa che veniva da lontano, nientemeno che dal IV secolo, quando un patrizio romano e la moglie, carichi di danaro ma privi di discendenza, decisero di impegnare tutte le loro sostanze nella costruzione di una chiesa dedicata alla Santa Vergine. Il luogo dove edificarla fu loro indicato dalla Vergine stessa in sogno, sogno condiviso con il papa Liberio, ed era il colle Esquilino a Roma. Raggiunto il colle il giorno 5 agosto, i tre sognatori ebbero la sorpresa di trovare la neve e, cosa ancor più stupefacente, di trovare coperto dalla neve un settore ben preciso e geometrico del colle. Quello, stabilì il pontefice, tracciando un solco col pastorale intorno alla superficie innevata, doveva essere il perimetro della costruenda chiesa. Era l’atto di nascita della chiesa e della venerazione di Sancta Maria ad Nives.
La cappella, poi chiesa e gli operosi abitanti del quartiere
La chiesa sorge tra via Saredo e via delle Maone, toponimo affascinante che ci ricorda che qui, già nel XIII secolo, era citata la Ripa de Maonariis , ovvero il luogo dove si trovavano le Maonarie, le fornaci da mattoni e operavano i maonarii, i fornaciai da mattoni. Questo ci fa sorgere il dubbio che il Cerisola, forse genericamente definito vasaio dal Verzellino (non ce ne voglia, Maestro!) potesse in realtà essere un mattonaro, probabilmente un imprenditore ma pur sempre un mattonaro. Non è questione di poco conto, se consideriamo che le due categorie di artigiani, maonerii e pignatarii, erano state separate per statuto nel 1613 e forse in modo meno formale già tre secoli prima. Tra l’altro i pignatarii, cioè i produttori di pignatte (casseruole) e altro vasellame da cucina erano soggetti nello svolgimento dell’attività a forti limitazioni decretate dagli amministratori pubblici che non intendevano lasciare spazio ai loro forni all’interno delle mura, non sappiamo se per motivi di sicurezza legati all’uso di grandi fuochi o semplicemente, ma è improbabile, in quanto stondai *, come tutti i savonesi degni di tale nome. 😄 (* scorbutici e cocciuti)
In ogni caso – e non è facile districare questa ingarbugliata matassa, chi ne sapesse di più è pregato di correggerci – le attività fervevano incessantemente e le fornaci divoravano grandi quantità di manufatti messi insieme dagli abili artigiani che utilizzavano l’argilla prelevata nei giacimenti della Braja, la zona a monte del quartiere delle Fornaci, che forniva la preziosa materia prima.
Ed eccoci ancora alla nostra chiesa, che tra il 1850 e il 1860 fu ampliata e modificata e prese le forme attuali. Dovette comunque aspettare il 1900 per ottenere la qualifica di parrocchia. Al suo interno sono presenti numerose opere d’arte, provenienti nella maggior parte dei casi da altre chiese savonesi non più esistenti.
Qui, sul sagrato, ogni anno la Madonnina viene accompagnata dai fedeli, dai turisti e dai curiosi, tutti bene accetti, a conclusione di una breve, suggestiva processione notturna che consente anche di osservare il tessuto urbano del quartiere, ancora in parte caratterizzato da case dall’impronta medievale che manifestano tutta la suggestione di un tempo remoto, pur adattandosi perfettamente alla vita attuale.