Eccolo, finalmente è arrivato, Cicciӧlin!
E’ sbarcato domenica, dalle imbarcazioni di Assonautica, al Molo Marinai d’Italia, sotto la Torretta, con la sua corte colorata e chiassosa e con un gruppo di bambini che con lui hanno sfidato il vento gelido di gennaio per aiutarlo ad inaugurare il carnevale. Ad attenderlo una folla di coraggiosi e intirizziti ammiratori e i gruppi di rievocazione storica provenienti dalle borgate, dalle cittadine vicine e da altre Regioni, nonché le bande musicali.
Coriandoli, maschere, musica, risate, spintoni, confusione! Tutto quello che ci vuole, insomma! Poi, tutti in corteo a seguire la sua marcia trionfale verso piazza Sisto IV, dove la sindaca Caprioglio gli ha consegnato le chiavi della città. Perché, fino al martedì grasso, il padrone incontrastato sarà lui, sua maestà Re Cicciӧlin.
Una maschera relativamente giovane, quella di Cicciӧlin, nata nel 1953 dalla fantasia del pittore Romeo Bevilacqua che lo ha voluto prototipo del marinaio savonese d.o.c. , popolaresco e semplice, generoso e un po’ furfante. Come da manuale, si dice che abbia navigato per i sette mari e avuto una donna in ogni porto. Da questi amori clandestini sono nati sette figli che lo seguono ovunque, sette marinai che indossano la tipica maglia a righe e la bajadonna, il baschetto di lana blu con il pon-pon rosso, tradizionale copricapo marinaresco ligure. La moglie legittima, a Scignua, in fondo gli ha perdonato i numerosi tradimenti e non lo lascia un attimo, anche per evitare che il marito cada in ulteriori tentazioni. E Cicciӧlin se la ride, sornione, spavaldo e fiero del suo chiassoso costume, delle sue tre collanone, una blu come il mare di Savona, una verde come le colline e una marrone come i monti alle spalle della sua amata città natale. Ora e per tutto il periodo carnevalesco guiderà sfilate e cortei con musica e scherzi tra l’entusiasmo dei bambini mascherati, senza dimenticare di portare un sorriso nei luoghi dove purtroppo regnano sofferenza e solitudine.
Il carnevale a Savona è una tradizione che ha saputo innovarsi. Certo, ci sono stati momenti in cui è stato più sentito, altri, magari difficili, nei quali è stato un po’ messo da parte. Il periodo d’oro risale agli inizi del secolo scorso, prima della Grande Guerra, la terza e quarta decade della Belle Epoque. Le cronache riferiscono di veglioni fastosi, rappresentazioni teatrali, corsi mascherati, balli e sfoggio di lussuose toilettes. Tutto questo, inutile sottolinearlo, riservato a chi poteva permetterselo. Un’ubriacatura di divertimento che forse presagiva la tragedia europea che stava preparandosi e faceva di tutto per accantonarla. Festeggiamenti sfarzosi che richiamavano “foresti” dal Piemonte e dalle Riviere. Il popolo doveva accontentarsi di sbellicarsi dalle risa con le vecchie maschere, ormai cadute nell’oblio, il Marchese e il Paesano, metafore delle contrapposte classi sociali che se le cantavano senza remore, il Pendelafigo, il Dottore, la Vecchia … Un mondo semplice e ingenuo che non esiste più. Ora abbiamo il nostro Cicciӧlin e la sua corte, la sua famiglia allargata che strizza l’occhio alla società contemporanea, e ce lo teniamo stretto! Che il Carnevale abbia inizio!