Senza meta, senza schemi, vi invitiamo a passeggiare tra i vicoli della vecchia Savona, a perdervi magari, a ritornare sui vostri passi, senza dimenticare di guardare anche in alto, dove il sole si insinua tra le torri, tra i tetti, creando spettacolari effetti di luce.
Ad esempio partendo dall’archivolto che da Via Paleocapa, lato mare, porta in Via Quarda Inferiore. La strada, stretta, curva dolcemente abbracciando la darsena. Così era Savona nel Medioevo, una serie ininterrotta di case strette le une alle altre, in filze parallele, una “città in piedi” come l’hanno definita voci autorevoli, in piedi a non perdere d’occhio la sua ragione d’essere, il porto.
Così in parte è, consegnandoci ancora la magia di un tempo che non è passato del tutto. Certo se l’ingiuria delle guerre e gli atti degli oppressori – che oggi non esiteremmo a definire crimini contro l’umanità – non l’avessero oltraggiata, se ad esempio non fosse avvenuta la distruzione della Cattedrale di Nostra Signora di Castello sul colle del Priamar (edificata a partire dall’VIII secolo dopo Cristo) distruzione che costò a Genova la scomunica, poi tolta dal Papa Pio IV, non proprio uno stinco di santo, ebbene, se questo e altro di deprecabile non fosse avvenuto, la città sarebbe ancora più bella. Ciononostante, il suo patrimonio artistico e storico, unito alla posizione privilegiata, la rendono unica.
Riprendendo a passeggiare senza meta e senza fretta, ci si imbatte di sicuro in Palazzo Ferrero Grassi Lamba Doria. Quello che incontriamo in Via Quarda Inferiore non era l’ingresso principale, infatti ci troviamo di fronte a ciò che un tempo era il “lato B” dell’edificio, ma che lato B! Modificato nel XVI secolo accorpando alcuni edifici del XIV, è sede della Camera di Commercio
che ne ha curato il restauro e recuperato cicli di affreschi del XVI secolo. Splendido lo scalone affrescato che conduce al secondo piano, dove una loggia a doppia arcata offre una vista incantevole sul porto.
Un’atmosfera particolare pervade questi luoghi, è l’anima orientaleggiante che sottilmente s’insinua nell’aria delle antiche città di mare – descritta così bene da Fabrizio De André – coi loro porti aperti al mondo che anticipavano il melting pot odierno. Atmosfera accentuata dalla cupola moresca della Torre Ghibellina che sorveglia dall’alto, da ottocento anni, i luoghi occupati dall’odierna Piazza Salineri. La piazza unisce le due Quarde, l’Inferiore e la Superiore, ricucendo le lacerazioni nel tessuto medievale dovute ai bombardamenti della seconda guerra mondiale.
Ghibellina. E uno pensa, ma come, ghibellina a Savona, la “città dei papi”? In realtà ghibellina Savona lo fu veramente, sede, oltre che dei propri, anche dei ghibellini genovesi che fuggivano dalla loro guelfa città. Ciò non le impedì di mostrarsi ossequiente e grata nei confronti dei suoi due papi Della Rovere che la beneficiarono. Ma il ghibellinismo della torre si riferisce alle merlature a coda di rondine che la sovrastano.
Di fronte troviamo la Torre Aliberti, ancora più antica, di un secolo almeno. Stretta tra gli altri edifici, perfettamente allineata a costituire la “filza” medievale cui già si è accennato. Per apprezzarne la verticalità, benché ribassata come le altre torri nel XVI secolo, è necessario rovesciare la testa all’indietro, con qualche rischio per l’equilibrio. Avrebbe necessità di restauri che ne valorizzassero la bellezza severa, così come il cinquecentesco Palazzo Martinengo che le sta accanto.
I portali che incontriamo in questa zona sono particolarmente suggestivi. Belli e ricchi di intarsi a ricordarci che qui viveva nell’agiatezza il ricco ceto mercantile, consumati dall’uso, dal tempo. Sfiorati da chissà quante mani, bisognerebbe ancora sfiorarli, appoggiare i palmi aperti sulla pietra per sentire le vibrazioni del passato che torna, o che forse non è mai andato via.