Il porto è divenuto il fulcro della vita cittadina. Un tempo zona non proprio raccomandabile, teatro, oltre che di lavoro e commercio, anche di traffici illeciti, negli ultimi anni ha subito una radicale trasformazione, una riqualificazione che ha consegnato alla città un’area da vivere dalle caratteristiche fuori dal consueto. Sono state conservate e valorizzate le vecchie case, così tipicamente liguri, accostandole a edifici modernissimi. Non tutti, tra questi edifici modernissimi, hanno incontrato l’approvazione dei savonesi, malati cronici dell’antichissima patologia del mugugno, infatti numerose riserve sono state espresse soprattutto sul Crescent, un emiciclo che sovrasta il porto antico e un po’ lo opprime. Voci autorevoli hanno tra l’altro infruttuosamente protestato, ponendo all’attenzione delle autorità il fatto che con tale costruzione si interveniva su una zona ricchissima di testimonianze storiche rimaste sepolte (e per questo preservate) per centinaia d’anni. Nel complesso, tuttavia, la commistione di antico e moderno, il permanere della Terrazzetta, che si allunga dalla Calata a fiancheggiare l’antico Cu de beu*, che accompagna da tanto tempo la vita della città – ad esempio ha accolto parte dei savonesi che sfuggivano ai crolli del terribile terremoto del 1887 – ebbene, tutto questo crea un’atmosfera particolare che rende speciale la movida notturna dei giovani e le passeggiate domenicali delle famiglie.
Le navi da crociera attraccano proprio qui, nel nostro bellissimo porto antico, con lo sfondo delle splendide torri medievali. Niente squallide banchine sperdute al fondo di tristissimi porti commerciali che richiedono lunghi (e costosi!) trasbordi in pullman per raggiungere la città, qui i crocieristi hanno la piacevole sorpresa di scendere in pieno centro, in un contesto di rara bellezza.
Nell’ansa interna del porto, detta appunto Cu de beu (*la traduzione letterale, riportata da importanti nomi di intellettuali savonesi come quello di Giuseppe Cava, il poeta dialettale Beppin da Ca’, è Culo di bue, nome tutt’altro che poetico. C’è chi sostiene sia invece la storpiatura popolare di Coin des bois, Angolo dei legni) accanto a qualche peschereccio che offre la merenda sotto forma di un cartoccio di pesce, fritto non appena tolto dalle reti, la fanno da padrone le barche a vela che, oltrepassato il ponte pedonale che si apre ad orari prestabiliti per consentire loro il passaggio, regolato da un efficiente sistema di sicurezza, vengono a stazionare, creando un piacevole effetto visivo. Gli alberi altissimi delle imbarcazioni sovrastano e ondeggiano leggermente e quando il grecale imperversa e increspa l’acqua, solitamente placida, si agitano e producono un rumore caratteristico, una sorta di scampanellio che pare un chiacchiericcio, una conversazione tra le barche stesse. Sullo sfondo, il complesso medievale delle torri, in un contrasto suggestivo tra antico e moderno.